Durante i quasi 12 anni di governo di Hugo Chávez, il Venezuela si é aperto a nuovi mercati non tradizionali come Iran, Bielorussia, Russia e Siria, con i quali ha instaurato anche un legame di natura ideologica. Ciononostante, il paese continua ad essere uno dei principali esportatori di petrolio verso gli Stati Uniti, il suo piú grande avversario politico
JOSE DOMINGO GUARIGLIA
“Il mondo unipolare non esiste piú e il nuovo sistema mondiale verrá costruito da Venezuela, Siria, Iran, Bielorussia, Italia e Russia”, ha detto il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, durante una visita alla Russia l’11 settembre 2009.
La frase, fortemente diffusa dai media dell’America Latina, rivela la nuova tendenza del Governo venezuelano nell’ambito delle relazioni internazionali. Il Venezuela, un paese sudamericano di circa 28 milioni di abitanti, monoproduttore e monoesportatore di energia e combustibile, é alla ricerca di nuovi mercati e alleanze con paesi non tradizionali per il mondo Occidentale.
Si tratta di una strategia basata sullo scambio commerciale ed ideologico, mirata a garantire la sopravvivenza delle due parti nella scena internazionale attraverso il trasferimento di capacità energetica e dotazione di armi. Tale strategia si accompagna ad una forte critica al sistema capitalista ed agli Stati Uniti come “potenza imperiale”.
Sebbene fin dall’inizio del suo Governo, verso la fine del 1998, Chávez abbia iniziato un discorso antimperialista ed anticapitalista, il sistema di alleanze e accordi commerciali con paesi noti in tutto il mondo per il non rispetto del diritto internazionale ha suscitato forte allarme nella comunitá internazionale.
Lo scorso 11 novembre il ministro degli Affari Esteri del Venezuela, Nicolás Maduro, é rientrato a Caracas dopo una visita in diversi paesi euroasiatici, durante la quale sono stati firmati e rafforzati accordi bilaterali strategici.
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